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PROBLEM SOLVING STRATEGICO




Il Problem Solving Strategico si propone in una ottica di intervento sugli "aspetti umani" che, a fronte di una dettagliata programmazione del processo di produzione o dei servizi, impediscono di affrontare con "serenità" il tempo (cosiddetto) occupato (distinguendolo da quello libero).
La "variabile umana", la "componente umana", il "fattore umano" sono tutte espressioni usate per sottolineare quanto la dimensione relazionale sia legata ai vissuti e ai significati personali e professionali di chi impiega le proprie risorse ai fini lavorativi, mansionali, organizzativi e dirigenziali.

Come il Problem Solving Strategico interviene?
  1. Messa a fuoco del problema: si studiano le variabili che nel tempo hanno costituito gradatamente il problema e le dimensioni che lo alimentano consolidandolo nel presente,
  2. Messa a fuoco dell'obiettivo possibile e fattibile che si avvalga della combinazione tra efficacia ed efficienza,
  3. Conoscere ed attuare strategie ad hoc basate sulla formazione e sul funzionamento del problema, quindi, calzate alla situzione problematica e non un intervento costuito "a priori".

A quali contesti si può applicare il Problem Solving Strategico?
A qualsiasi: organizzazioni, aziende,studi professionali, associazioni che svolgono un'attività sia nell'ambito produttivo che di servizi.

A chi si rivolge?
  • Alle relazioni lavorative in cui si ha una parità gerarchica di ruolo e/o di livello a qualsiasi punto del processo lavorativo - prestazionale - professionale: collega di mansione, collega di reparto, collega d'ufficio, collega professionale,

  • A relazioni lavorative in cui si occupa una diversità gerarchica di ruolo e/o di livello a qualsiasi punto del processo lavorativo - prestazionale - professionale:
        - verso il "capo" dal capo-reparto, al dirigente responsabile di settore, sino il datore di lavoro,
       - verso il subordinato, sottoposto.

A quali problematiche si attua?
All'esecuzione del lavoro: uno scarto interpretativo tra chi impartisce le istruzioni e chi le riceve:
"...non riesco mai a capire cosa e come devo fare, prima mi chiede una certa modalità, quando sono a metà del lavoro, mi chiede esattamente il contrario",
"...gli ho chiesto, ordinami lo schedario per annualità, invece me lo ha ordinato per ordine alfabetico, motivazione? Gli sembrava più utile".

Allo stile comunicativo e relazionale se impiegato senza attenzione si può creare un clima di disagio e di chiusura: arrabbiature, mancanza di coerenza, l'attuazione di ingiustizie che non favorivoriscono una continuità lavorativa.
Il disagio può andare in due direzioni:
  • dal professionale al personale: le relazioni difficili che si instaurano a causa del ruolo lavorativo, invadono la sfera personale, il lavoro diviene un pensiero ossessivo anche nel tempo liberato; ossessione che rinnova il malessere ogni nuovo giorno lavorativo:
    "...ogni mattina dover entrare in quell'ufficio e sentire la voce della mia collega che parla in continuazione dei fatti suoi, inzio già a star male la domenica mattina per il lunedì...",
    "...il mio collega vuole farsi notare dal responsabile perciò si prende il merito di verifiche che eseguo io... lo fa sottilmente, ruffianando sia il capo che me... non riesco a dire nulla, ma questa cosa mi fa venire l'ulcera".
  • dal personale al professionale: antipatie, invidie, pregiudizi che subiti senza un motivo né reale né apparente creano rabbia manifesta, oppure, trattenuta, così come, fobia sociale e stati umorali depressi:
    "...mi ha preso male sin dal primo giorno, sta sempre sulle sue, non mi saluta mai, non so perchè, non gli ho fatto nulla... evidentemente non gli piace la mia faccia".








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