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CORONAVIRUS: PAURA, ANGOSCIA …E DOPO?


Di parole sul Coronavirus ne sono state dette tante, e tante se ne continuerà a dire proprio per il loro potere lenitivo.
Si ha bisogno di “tirar fuori” quello che stiamo provando in questo periodo di estrema insicurezza, alla stregua di un rito propiziatorio. Sì perché, abbiamo bisogno di sentire che possiamo rimpossessarci di quelle piccole e grandi certezze della nostra vita e della nostra quotidianità

Questa emergenza lascia in tutti, i segni di un Trauma, con cicatrici più o meno profonde, estese. Un trauma che sbaraglia con un colpo subdolo e imprevedibile i birilli delle nostre certezze e regala una sensazione di sconcerto e, soprattutto, di incompetenza. Non solo nell’affrontare l’aspetto più pratico nella gestione della salute, le protezioni da acquisire per intenderci, ma anche – è questa la drammaticità - quale nome dare all’emozione nuova che è nata in ognuno. Paura? Senz’altro. Angoscia? Inevitabile. Dolore? Imprescindibile.

Importante e talvolta impellente, è affrontare con lo scopo di far defluire quel Dolore che, in chi più e in chi meno, fa tremare: chi ha subito il Lutto da Covid, a chi ha assistito alla “mancanza di respiro” fino a spegnerlo di un familiare e chi ha vissuto la Malattia, ad ogni livello di gravità, quel “si sta male, male, male…” che si sente ripetere da chi può dirlo.
Si fa, così, più forte l’Ansia, la Paura, (anche in chi non è una dimensione che gli appartenga) per un controllo che non si può avere: la paura di essere contagiato, con accanto la paura di contagiare proprio noi le persone più care, la paura che la restrizione finisca e di non riuscire a proteggersi. L’Angoscia, a sua volta, è viva come non mai sotto forma di pre-occupazione che le persone più care si ammalino, per la qualità del futuro, per il lavoro, per i cambiamenti inevitabili. L’inquietudine per sapere come sarà, come avverrà alimenta l’incertezza e la precarietà di un mondo già percepito fragile.

…E DOPO?
Quando tutto sarà finito, quando non si useranno più le mascherine, i guanti, quando si tornerà ad abbracciarci, come sarà? Sarà tutto uguale?
Probabilmente no.

Si riprenda il concetto di trauma, questo impone (in ogni tipo di evento shock) di cambiare la percezione della vita, di vivere la libertà con altri criteri, di ripensare a sé stessi e ai rapporti umani, per trarne più autenticità, per trarne adeguatezza rispetto ai nuovi significati. Cambieranno i valori, cambierà il senso di vita. E riguarderà tutti! Da chi ha subìto il trauma da Covid in modo pesante e a chi ha atteso sul divano di casa l’agognata libertà. Ecco perché è importante costruire sin da subito ricordi belli in una prospettiva di “normalità”, nonostante quale sia stato il vissuto, perché non si abbia di questo lembo di vita l’idea che sia stata sterile.


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